Ezio Pascutti, "il cattivo"


Ezio Pascutti (Mortegliano, 1° giugno 1937 - Bologna, 4 gennaio 2017) | Leggenda
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Friulano dal carattere fumantino, quando ha solo 17 anni Gipo Viani lo porta a Bologna; non si muoverà più da sotto le due torri. Con la maglia rossoblu gioca 296 partite, dal 1954 al 1969, e soprattutto segna 130 gol, tutti su azione senza mai battere un rigore. Comincia a segnare già all'esordio in serie A, il 1° gennaio del 1956 in un Vicenza-Bologna. I rossoblu vincono 3 a 2 e il secondo gol è di Pascutti, non ancora diciannovenne.

Precocemente calvo, fisico niente di che e tecnica non sopraffina, ma fiuto del gol formidabile. Attaccante di grande coraggio e dal carattere polemico, non era bello da vedere, giocava sui nervi e questo lo portava a sbagliare reti già fatte per poi andare a realizzarne altre che sembravano impossibili. Nella stagione 1961-62 segna per dieci giornate consecutive, un record che resterà imbattuto per 32 anni, fino al 1994 - lo archivierà Batistuta,  con l'aiuto però di qualche rigore. Fra i tanti gol realizzati, resta nella memoria, e negli archivi fotografici, quello segnato di testa contro l'Inter in tuffo a venti centimetri da terra marcato anche in volo dal suo corregionale Burgnich. Nelle sfide tra nerazzurri e rossoblu di quegli anni i duelli tra i due erano tutti da vedere. Una partita nella partita.

Croce e delizia dei tifosi dell'ultimo Bologna che grande fu, quello degli anni Sessanta, Pascutti era amatissimo da Edmondo Fabbri, che ne fece la punta di diamante della sua nazionale, quella degli abatini Bulgarelli, Mazzola e Rivera. Diciassette presenze e otto gol il suo curriculum azzurro. Non male, ma c'è un ma. Il 13 ottobre 1963 l'Italia gioca a Mosca contro l'Unione Sovietica, e mentre è lanciato a rete viene falciato dal terzino Dubinski. Pascutti reagisce e mette le mani in faccia al russo. Gli assesta anche un pugno o fa solo il gesto di darglielo? La questione è tuttora insoluta. Di fatto, ne conseguono l'immediata espulsione di Pascutti, che esce subissato dai fischi dei centomila dello stadio Lenin, e un mezzo incidente diplomatico, perché quella era la prima partita ufficiale tra Italia e Urss con tanto di delegazione di deputati italiani al seguito. Al ritorno, Pascutti viene esposto al pubblico ludibrio e per anni sarà beccato in tutti gli stadi italiani come “il cattivo”. Tartassato dagli infortuni alle ginocchia, chiude precocemente la carriera a soli 31 anni. Poi  per qualche anno allenerà nelle serie minori, a Pesaro, a Russi, a Lugo e a Sassuolo, raccogliendo più squalifiche che soddisfazioni. Diventa anche osservatore per il suo Bologna, ma il caratteraccio è sempre quello: rompe definitivamente i ponti con il calcio e avvia una carriera di assicuratore.

Kalz