Cesare Maldini

"A me, Cesare Maldini, triestino, padre di famiglia, si rimproverano le maldinate. Hanno creato un vocabolo per me. Io non sono nato poliziotto nè sbirro e non so far male a nessuno. Uso il fioretto: entro sul tempo; raramente picchio concludendo il tackle; il più delle volte porto il piede come il gatto fa col gomitolo: e poi recupero di spinta; cioè salto sulla palla, esco in dribbling dall'area; è un'ebbrezza autentica toccar via di piatto, procedere calmo al palleggio, 
toccare a un compagno, rilanciare, far gioco"
(Gianni Brera, I campioni vi insegnano il calcio)


Cesare Maldini (Trieste, 5 febbraio 1932 – Milano, 3 aprile 2016) | Leggenda
Wikipedia | Maglia rossonera | Treccani | Gallery (L'Unità) | Altra (Corriere) |  Hall of Fame AC Milan (video)
Carriera internazionale: giocatore - allenatore (Italia)
L'indimenticabile imitazione di Teo Teocoli
Così lo ricordano: Rivera | Zoff


Anche nella vita un uomo di campo
di Maurizio Crosetti (La Repubblica, 3 aprile 2016)

Cesarone era un uomo di campo e come un uomo di campo parlava, come un uomo di campo agiva e si muoveva. Il calcio lo aveva segnato per sempre quand'era ancora un ragazzo - eccolo, asciutto come un giunco, stringere la Coppa dei Campioni con una mano sola - e non lo avrebbe abbandonato mai più. Era, certamente, un maestro di sport, ma di quelli che vedono sempre prima la persona, il ragazzo, l'atleta con tutte le sue caratteristiche, i suoi pregi e i suoi limiti, e poi il modulo, la sacra idea dello schema che così sacra non è mai. Uno come il Trap, per capirci. E, oggi, forse come Allegri. Non un integralista, ma un marpione con la giusta dose di scetticismo, e con una padronanza del mestiere che non finisce mai.

Grandissimo e modernissimo giocatore nel cuore della difesa del grande Milan, Cesarone va ricordato almeno per tre cose. La prima: è stato un magnifico allevatore di talenti, la sua Under 21 è ancora oggi un modello di crescita. La seconda: è stato il padre e per certi versi il maestro del più grande difensore italiano di tutti i tempi, Paolo Maldini, trattato così male dal Milan alla fine dell'avventura per piccinerie dell'animo umano, per invidie, e papà Cesare ne soffrì. La terza: grazie all'imitazione memorabile, irraggiungibile di Teo Teocoli, solo in apparenza una canzonatura, Cesare Maldini è entrato nel cuore della gente con tutta la sua carica di passione e sanguigna sincerità, con quella popolarità di paese che è stata per tanto tempo il linguaggio più vero della nostra Italia, e forse lo è ancora.

Infine, quegli occhi. Un po' spiritati e accesi nell'emozione di un gol, di un errore a mezzo metro dalla porta, di un'azione nata proprio come doveva nascere o forse, invece, morta lì. Guardavi Cesarone agitarsi in panchina e pensavi che il calcio è qualcosa di unico al mondo, perché accende il sangue delle genti e quelle genti avvicina come il più furibondo degli amori.